La catastrofe ambientale tra realtà e rappresentazione

Sono intervenuto alla scuola estiva “Seminari Arpinati” (II edizione settembre-ottobre 2009 dedicata a “L’ambiente tra local e global. Turismo, sostenibilità e sviluppo nel contesto europeo”, Arpino (FR), 29 settembre – 5 ottobre 2009) nella tavola rotonda “La catastrofe ambientale tra realtà e rappresentazione. Il racconto letterario e cinematografico”.

Il mio intervento aveva come titolo “Quella innaturale catastrofe naturale. Dolore e soccorso da Cloverfield a Onna” e cos’ì sintetizzabile:

Ogni catastrofe è uno spettacolo. Eppure non è un semplice spettacolo, né uno spettacolo semplice. Suscita emozione e istituisce una crisi: entrambe devono essere affrontate e gestite. Si possono controllare o esserne controllati. Non si può ignorarle. Ma non si possono nemmeno ignorare gli obblighi contemporanei di fronte ad ogni evento mediale. Non si possono ignorare regole di comportamento, effetti scenici, trame obbligate, reazioni del pubblico, effetti sull’immaginario. La catastrofe narrata è il luogo dove si concentrano, o si evidenziano, i meccanismi di ogni società dello spettacolo.

La catastrofe contemporanea vive negli estremi, estremizza lo spettacolo della sofferenza e quello del suo management. Sposta lo sguardo sull’umanità della vittima mostrandoci quanto sia umanitario il nostro spirito del tempo. Sposta lo sguardo sul salvatore mettendo in mostra le virtù della shock economy. Allora anche la risposta sarà altrettanto polarizzata. La beneficenza degli spettatori commossi o la protesta “Nimby” dei cittadini arrabbiati. Sempre natura e contronatura.

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