L’invisibile marcia per il clima

Domenica 29 novembre una coalizione internazionale di associazioni ambientaliste e della società civile ha organizzato una “Marcia globale per il Clima”, una serie di manifestazioni finalizzate a spingere i governi riuniti nel summit internazionale Cop21 ad adottare provvedimenti incisivi per contrastare il riscaldamento globale. Cosa ne hanno saputo le persone che vedono i telegiornali o leggono solo le prime pagine dei quotidiane? Praticamente nulla.

La mobilitazione, non c’è che dire, era ben organizzata: “da Johannesburg a Berlino, da Sydney a Kampala, da Ottawa a Barcellona – 57 marce sono programmate in totale“. Alla fine, secondo l’enfatico comunicato di Avaaz, una delle organizzazioni promotrici:

la Marcia Globale per il Clima ha battuto ogni record diventando la più grande mobilitazione per il clima della storia: da Sydney a San Paolo passando per tutto il mondo, siamo stati 785mila, con oltre 2300 eventi in 175 Paesi. Tutti uniti in un’unica voce per un futuro pulito al 100%, per salvare tutto ciò che amiamo. Siamo sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo e a Parigi si sente già, fortissimo, l’impatto della marcia.

Tanti eventi e tante persone. Anche a Roma e in altre città italiane si è tenuta una manifestazione, colorata, non oceanica ma piena di colori e ottime photo opportunity. Tutti gli ingredienti per una buona notizia. Una notizia da affiancare ai tanti racconti sull’inizio del vertice e gli approfondimenti sul cambiamento climatico. Eppure, sui telegiornali italiani non c’è stata  (quasi) traccia della notizia. Tra le edizioni di prima serata dei tg, con la sola eccezione del tg2, del tg3 e StudioAperto, la marcia globale sparisce dalle cronaca e persino dalle immagini. C’è però una mobilitazione che merita i titoli di copertina e spesso i primi servizi. Ma non è una manifestazione pacifica, non contano il numero di persone o gli slogan o le istallazioni creative. Conta solo la violenza. Gli scontri con la polizia, “la guerriglia”, “il campo di battaglia”, i manganelli e alcune felpe nere. Il Tg5 (e il Giornale) riesumano addirittura il termine NoGlobal per definire la manifestazione, mentre tornano immancabili i black bloc. L’elemento simbolico è però un altro: un particolare ripreso da titoli e dalle parole delle conduttrici e conduttori dei tg: l'”offesa alle vittime di Parigi”. Infatti alcuni manifestanti avrebbero, a seconda delle versioni, calpestato, distrutto o usato alcuni degli oggetti lasciati a Place de la République per commemorare le vittime degli attentati terroristici (“i fiori e le candele”). Avrebbero perché, nonostante le numerose parole spese da chi conduce o dagli inviati, non si vede nessuna immagine di questa “profanazione”, né si capisce esattamente quante persone l’abbiamo compiuta e in quali circostante precise.

Di nuovo, come al solito, un elemento simbolico tende a superare l’attenzione per fatti e cifre. Poche centinaia di persone (171 fermi) contro migliaia di luoghi e persone. Quel che è certo è che l’informazione italiana ha perso l’ennesima occasione per fare una scelta diversa, dedicare più spazio ai contenuti e alle mobilitazioni nonviolente e meno alle violenze e agli “scontri”. Poteva farlo anche come risarcimento per quelle associazioni ecologiste che decenni fa parlavano di riscaldamento globale e clima quando governi e informazione sceglievano di ignorarlo. O almeno per premiare tutte quelle forze che usano quelle forme di mobilitazione. Però, chiosa la conduttrice del Tg de La7, queste sono

Immagini davvero brutte sgradevoli, che hanno colpito, ferito, le coscienze dei parenti delle vittime ma di tutta la comunità occidentale, ma che hanno avuto una conseguenza negativa ulteriore. Hanno fatto perdere di vista quello che era invece il tema centrale, fondamentale, importante di queste ore, appunto la conferenza sul clima.

“Hanno avuto”. Come se il rilievo dato a questa notizia sia un destino, un dato di fatto, non frutto di scelte, parole e azioni di chi sta aprendo un tg nazionale scegliendo questa proprio come prima notizia da dare. Lasciando l’opinione pubblica con le solite  scarpe vuote, lacrimogeni e tanti dubbi.

Queste le scelte dei Tg e dei quotidiani italiani

  • Tg1: secondo titolo “Parigi, scontri e cariche nella piazza della memoria”
  • Tg2: primo titolo “Vertice sul clima Alta tensione a Parigi”, servizio sulla Global March al min. 17.30
  • Tg3: secondo titolo: “Clima vertice blindato. Corteo vietato e scontri”, terzo titolo, in voce “…marce sul clima in tutto il mondo”, nota sulla Global March al min. 7.30 dell’inviato Di Bella e servizio al min. 10.49.
  • Tg4: primo titolo “Incidenti nel centro di Parigi. Lacrimogeni, feriti e 100 fermati”
  • Tg5: secondo titolo “Parigi è sfregiata anche dai no global”
  • StudioAperto: primo servizio dopo la copertina dedicato agli piazza di Parigi. Secondo servizio dedicato alla Marcia Globale (nessuna traccia di quelle italiane)
  • TgLa7: primo titolo “Parigi. I manifestanti sfidano il divieto. Omaggi alle vittime del 13/12 contro la polizia. 208 fermi”

Questi alcuni quotidiani internazionali:

 

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