Invaders, Aliens and Criminals

Ho pubblicato il saggio Invaders, Aliens and Criminals. Metaphors and Spaces in the Media Definition of Migration and Security Policies nel volume curato da E. Bond, G. Bonsaver e F. Faloppa Destination Italy : Representing Migration in Contemporary Media and Narrative (p. 31-58, Oxford: PETER LANG).

Sommario

Invaders, Aliens and Criminals
The invader, or about immigration
The alien, or about contamination
The criminal, or about black news
From battle to war

Abstract (italiano)

Tradizionalmente il pericolo viene da fuori. Ma il confine tra dentro e fuori, tra interno ed esterno, persino quello tra pericoloso e piacevole ha a che fare con delle metafore. Dipende dal modello culturale che costruisce la nostra rappresentazione del mondo, l’immagine dei suoi confini e dei suoi rischi. Ad esempio, la metafora della comunità (nazionale) ha come esterno le altre comunità e come pericolo quello della sua disgregazione; quella del corpo (sociale) ha come esterno gli altri corpi e come pericolo la malattia o la degenerazione; quella dell’abitazione, della casa, ha come esterno la strada, il luogo di passaggio e come pericolo quello dell’intrusione.
Intorno a queste tre metafore – corrispondenti a quelli che Pierre Lévy (1994) definisce gli «spazi antropologici», si è costruita negli anni la rappresentazione dei fenomeni migratori e la figura dello straniero. Metafore corrispondenti, nello stesso tempo, a «mondi di significato» (152), rappresentazioni sociali diffuse nella società come senso comune e conoscenza del mondo (Farr e Moscovici 1984; Jedlowski 2000; Lakoff e Johnson 2003), e a rappresentazioni mediali e news frame che le usano e le trasmettono, le amplificano e riempiono di argomenti e di storie (Scheufele 1999; Chong e Druckman 2007; Van Gorp 2007). Ma fanno di più. Sono determinanti nella costruzione culturale dei problemi sociali, all’edificazione dell’agenda politica e quindi alla formazione delle policy (Blumer 1971; Cobb, Ross e Ross 1976; Gusfield 1981; Hilgartner e Bosk 1988; Kennamer 1994; Rochefort e Cobb 1994; Best 1995; Gamson 2000; Baumgartner e Jones 2002; Kingdon 2003; Best 2008).
Il rapporto tra processi di framing, agenda-building e immaginari sociali (Taylor 2004) è al centro da anni della riflessione dei media studies (Castells 2009). Questo paper intende evidenziare i rapporti tra news media e frame attraverso l’analisi della rappresentazione mediale delle issues immigrazione e crimine nella campagna elettorale del 2008 e durante l’approvazione del pacchetto sicurezza avvenuto tra il maggio 2008 e il luglio 2009. Momenti di particolare attenzione mediale in cui al dibattito pubblico si collega la passione, o l’ossessione, del giornalismo contemporaneo per le crime story (Ericson, Baranek e Chan 1991; Ericson 1995; Altheide 2002; Füredi 2006; Ericson 2007). L’amplificazione delle paure collettive può trasformarsi allora in panico morale (Cohen 1980; Goode e Ben-Yehuda 1994), i «pacchetti interpretativi» (interpretative packages) che definiscono lo straniero si possono trasfigurare in scelte politiche (Edelman 1964; 1988; Gamson e Modigliani 1989; Giddens 1994; Lakoff 2008; Galantino 2010).
Opzioni politiche che divengono la possibile raffigurazione esterna di un luogo chiuso e inospitale, una fortezza. Situazioni in cui la rappresentazione mediale definisce un’immagine dell’agire pubblico oltre ad un immaginario collettivo. La figura dello straniero come estraneo diventa allora quella di invasore e pericolo pubblico (folk devil). Un criminale da cui difendersi. Un arrivo da evitare.

 

 

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