Il paese civile e “‘a carogna”

I news media hanno trovato un nuovo “nemico pubblico”. L’informazione e il “popolo della rete” hanno identificato un nuovo eroe negativo da rappresentare e sbeffeggiare. Naturalmente è un tifoso, ultras, è del sud, anzi è napoletano, non poteva che essere figlio di camorrista (e quindi per discendenza tale). Non poteva non essere tatuato e avere un’espressione carognesca. Tutti i tratti della demonizzazione del folk devil rintracciati negli anni Settanta da Stanley Cohen sono presenti. Ciclicamente riproposti negli ultimi decenni per illustrare diverse figure dell’antagonismo sociale e culturale: nella definizione di minoranze, delle subculture, degli outsiders*. Icone stereotipate del diverso e criminale, della belva umana e del “malamente”.

da Lettera43

La contrapposizione tra tifoserie si può allora facilmente spostare nella divisione tra corpo sano e una parte infetta, brava gente ed estremismo. Una divisione manichea che espelle dall’umanità il diavolo in terra identificato dai suoi tratti fisiognomici, dal soprannome trasformato familiarmente in etichetta, in definizione, denominazione. In avatar della devianza. I tratti fisici immortalati divengono allora emblema della sua essenza criminale, anormale, inumana in un linguaggio che accomuna, sempre di più informazione professionale e il citizen journalism dei commenti:

A guardarla bene questa carogna sembra propio una carogna, ha sembianze un po umane, pero` onestamente no dovrebbe andare in giro libero, dovrebbe avere la museruola ed essere sempre portato a catena.(Mario suIl FattoQuotidiano.it)

 

Cari inquirenti perché non scavate un po’ nella vita di questo signore che peraltro è il figlio di un affiliato alla camorra: probabilmente troverete qualcosa per metterlo dentro e toglierlo dalle scatole per un po’ di tempo….(commento di bunnyman00)

Se la malattia si ripropone identica anche la cura si riproduce simile a se stessa. E ancora riconnette fedelmente gergo politico, descrizione giornalistica e senso comune. Se il linguaggio del popolo propone da sempre la soluzione più semplice – allontanare dalla vista, rinchiudere – lo stesso “giro di vite” appare trionfale nelle labbra del ministro e nella pagina del giornale: la già vista, e prevista, “tolleranza zero”:

 

* I tratti del folk devil sono tipici del racconto mediale dell’immigrazione così come evidenziato da molte ricerche tra cui una recente in corso di pubblicazione:

  • M. Binotto, M. Bruno, V. Lai (a cura) Tracciare confini. L’immigrazione nei media italiani, Franco Angeli, Milano 2014

** In una precedente ricerca abbiamo notato il ricorrere di questo frame nella descrizione della malasanità:

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No Responses

  1. Marco Binotto ha detto:

    La forza visiva dell’immagine di Gennaro De Tommaso è indubbia, soprattutto perché conferma e riproduce simbolicamente il già detto, questa presa di distanza. Un utile analisi nel “solito” blog di Giovanna Cosenza:
    http://giovannacosenza.wordpress.com/2014/05/05/olimpico-le-immagini-simbolo-di-unitalia-capovolta/

  2. Marco Binotto ha detto:

    E un altro intervento indispensabile per farsi un’idea…
    http://www.minimaetmoralia.it/wp/il-nostro-bisogno-di-polizia/

  3. Marco Binotto ha detto:

    Articolo di Salvatore Palidda, indispensabile per comprendere la situazione attuale delle forze di polizia e qualche ragione per l’assenza di riforma:
    http://www.alfabeta2.it/2014/05/11/sulla-polizia-postmoderna/
    Lettura non facile, ma indispensabile…

  1. 6 Maggio 2014

    […] chi ne viene escluso. Tutti ne hanno una porzione. La tifoseria, soprattutto se organizzata, pare invece essere esclusa da ogni diritto. Può esultare, ma non deve farlo troppo. Deve essere coinvolta ma non deve […]