La guerra della metropolitana

Scrivere bene non è facile, ma la scrittura giornalistica è faccenda particolarmente ardua. In poche righe si devono fornire fatti e spiegazioni mentre si deve conquistare e non perdere l’attenzione di chi legge. Per di più non si possono scegliere gli elementi essenziali del racconto, forniti dalla “vita vera”.

Devo dire però che a volte giornalisti e giornaliste mi sorprendono per la loro capacità. Sono fenomenali. Riescono, partendo da una materia prima povera che fornisce l’estate romana, a partorire dei piccoli capolavori. E’ il caso di una serie (3) di articoli comparsi nella versione on line de Il Messaggero i primi di settembre :

Devo dire che mi sono soffermato sul post Facebook che mi era stato condiviso per il rischio della presenza di tratti discriminatori in questi titoli, ma mi sono reso conto di trovarmi di fronte ad un capolavoro. Infatti si riesce a trasformare una storia ordinaria (furti nella metro affollata, il ladro che si divincola lasciando qualche ceffone o minaccia se si tenta di prenderlo, ecc.) in una via di mezzo tra “Mission: impossible” e “I guerrieri della notte”. Tutti i termini appaiono esagerati, sembrano adatti a descrivere la guerra in Siria: “il piano strategico”, “gli attacchi”, “raid”, “l’accerchiamento”, “il colpo è saltato”, “individuare le prede, accerchiarle e poi colpire con scippi veloci e devastanti”. Naturalmente anche il racconto della sventurata vigilessa appare in qualche modo eccessivo, ma è comprensibile esagerare un po’ in questi casi. Mentre rimane un mistero come si possa a nascondere “i soldi nei glutei”…

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