Se lo sciopero generale vince, cosa vince?

Il sito web ha subito un cyberattacco ed è ora chiuso. L’articolo è disponibile sull’archivio residuo, ma lo riportiamo qui di seguito.
in “Rekombinant.org”, Economia 10.04.2002.
Non possiamo non essere contenti del *movimento* per la difesa dellArt. 18. Ma se questo movimento vince, cosa vince? E se perde quanto perde? Mantiene un diritto, per sempre meno lavoratori, non ne conquista nessuno per i nuovi. Cioè per me. E cosa rischia?

QUANTO E’ IMPORTANTE UN MOVIMENTO?

Non si può certo parlare male di un movimento in crescita. Non è bene. Non è gentile. Vedere un sindacato bloccato per anni nella concertazione, nel correlatismo, nel moderatismo snervante concedersi alla piazza, alzare “parole d’ordine” e bandiere fa piacere. Tornare a vedere gli “operai”, i lavoratori, difendere i loro sacrosanti diritti non può che dare un tuffo al cuore. Almeno per i nostri vecchi cuori “di sinistra”.
Un movimento produce comunque e qualunque modo un cambiamento, smuove energie, produce strani incontri, timori governativi, flussi d’opinione. E questo, se non sbaglio, è bene. Ma produce anche quantità industriali di parole, idee e gas di scarico. Consuma denari, energie, strutture. Deve quindi essere usato con parsimonia. Lo abbiamo scoperto sulla nostra pelle: il movimento è una risorsa scarsa.

QUANTO UN MOVIMENTO È UTILE?

Il modo migliore di un movimento per essere utile è quello di produrre risultati tangibili. Credo. Oltre al succitato vantaggio di produrre esso stesso: movimento. Ossia creatività, sommovimento, fluttuazioni politiche e culturali. Divenire.
Quale potrebbe essere il risultato tangibile di questo movimento operaio?

  1. Il governo Berlusconi cadrà, come nel ’94, sotto il peso dell’opinione pubblica. Sotto il corpo dei pensionati.
  2. Il Governo Berlusconi si rimangerà la riforma dell’Art. 18. E farà la “riforma del mercato del lavoro” piano, piano, concertando sottovoce. Come tutti gli altri governi.
  3. Maroni riaprirà la trattativa. La proposta già limitata e parziale diventerà più limitata, parziale, sperimentale e PROGRESSIVA.
  4. Maroni si tirerà fuori e reggerà. Al referendum popolare del 2004 vinceranno i sì al 75% e Maroni si dimetterà.
  5. Al referendum popolare i No prevarranno di poco, pochissimo. Quanto basta per far battezzare il decennio: i nuovi “anni Ottanta”.
    Questi possibili risultati non mi sembrano entusiasmanti. Ovviamente non ho scritto lo scenario A, che porterebbe alla rivoluzione proletaria, che porta sfiga solo a nominarla.

La migliore delle ipotesi porta alla caduta del Governo Berlusconi, come nel ’94. Situazione che non mi sembra abbia aperto strabilianti possibilità. Le altre vedono possibilità di rinvio, inefficaci o addirittura catastrofiche. Ma ammetto di esser stato pessimista.
Quindi se si vince: si vince poco. E si rischia di perder molto. Non è una novità, lo so!?

QUANTO POTREBBE ESSERE UTILE?

Ovviamente un lettore attento ora si aspetterebbe una proposta alternativa. Ovviamente ne ho una. Per evitare rischi ogni movimentodovrebbe avere slanci “offensivi”. Dico proprio offensivi, non in senso militare, ma calcistico (che è sempre militare). Produrre nuove aree da esplorare. Se si vince si è conosciuto un nuovo “territorio”, se si è perso si è mantenuto il “possesso della palla”, almeno per un po’.
Il terreno da esplorare è quello del reddito. Non credo sia necessario spiegare molto. Il nodo del contendere politico sono già gli “ammortizzatori sociali”. Il movimento potrebbe proporre come minimo un do ut des: Io ti concedo un poco di flessibilità in uscita tu mi dai almeno un sussidio di disoccupazione. La CGIL si fermerà lì. E sarebbe già tanto. “Noi”, il movimento, andremo avanti per il Reddito di Cittadinanza. E sarebbe il minimo.

E’ IL LUOGO E IL MOMENTO?

Capisco, dovrei esprimere queste opinioni poco pubblicamente. La prima regola dovrebbe essere di NON criticare un movimento in atto. Almeno criticarlo nel retroscena. Però anche questo movimento va RICOMBINATO. Quindi credo sia il luogo giusto.
Il discorso sul RdC è vecchio e criticabile, senza esser mai stato né attuato né sperimentato. Questo, come non mai, mi sembra però un momento “propizio”.
Fatemi sapere.